venerdì 13 novembre 2015

Viaggi e hotel extralusso, ostriche e champagne: ecco come "Sua Eccellenza" spendeva i soldi dell'8 per mille


Viaggi e alberghi extralusso, cene a base di ostriche e champagne a Roma e Londra con conti da 700 euro a sera.
Ecco come "Sua Eccellenza" spendeva i soldi dell'8 per mille destinati ai poveri ...
"Rubava soldi destinati a opere di carità e all’abbazia di Montecassino". 

Con questa accusa i finanzieri del Nucleo speciale polizia valutaria di Roma hanno sequestrato beni per 500 mila euro a Pietro Vittorelli, ex abate di Montecassino, e al fratello Massimo. 
L’alto prelato, che ha terminato il suo mandato due anni fa, è indagato perché, secondo gli investigatori, abusando del suo ruolo e avendo illimitato accesso ai conti dell’abbazia, si sarebbe appropriato indebitamente di oltre 500 mila euro.
Il sequestro «per equivalente» è stato disposto dal Gip del Tribunale di Roma Vilma Passamonti, su richiesta del pm Francesco Marinaro ed è eseguito da militari del nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle. 
Secondo la Procura, l’ex abate Vittorelli, che è indagato e che durante il suo mandato aveva accesso illimitato ai conti dell’Abbazia, si sarebbe indebitamente appropriato del denaro destinato a finalità di culto e a opere caritatevoli. 
Gli importi sottratti – sempre secondo l’accusa – sarebbero stati riciclati in varie tranche attraverso passaggi su vari conti correnti gestiti dal fratello, intermediario finanziario, per poi tornare nella disponibilità del prelato.
Vittorelli è nato a Roma nel 1962, nel 1989 si laurea in medicina e subito dopo entra come postulante nell’abbazia di Montecassino. 
Nel 2003 è stato membro del comitato provinciale di bioetica dell’azienda sanitaria locale di Frosinone
Nel settembre scorso l’ex abate ha partecipato alla convention di Forza Italia a Fiuggi.

L’ex abate di Montecassino minaccia adesso di raccontare la sua verità in un libro-bomba, intanto però il Vaticano lo scarica. 
Con gli oltre 500mila euro prelevati dai conti della cittadella benedettina, «Sua eccellenza» Pietro Vittorelli si concedeva uno stile di vita tutt’altro che monacale. 

Viaggi e alberghi extralusso (Brasile, Portogallo, Gran Bretagna), cene a base di ostriche e champagne a Roma e Londra con conti da 700 euro a sera, 2mila euro di shopping alla boutique di Ralph Lauren, pernottamenti da 2mila euro al Principe di Savoia di Milano. 

Spese pazze per 34 mila euro al mese pagati con carta di credito. Soldi dell’otto per mille la cui sottrazione dalle casse dell’abbazia è ricostruita nel decreto di sequestro preventivo del tribunale di Roma.  

CONTI CORRENTI SVUOTATI  

Le somme sottratte dall’ex abate sarebbero state riciclate in varie tranche, dopo essere transitate su conti correnti gestiti dal fratello Massimo, intermediario finanziario, prima di tornare nella disponibilità dell’ex abate, che aveva accesso illimitato ai conti di Montecassino. 

Il cardinale Velasio De Paolis, alla guida della Prefettura per gli affari economici, si è occupato in Vaticano dei dossier più scottanti negli anni in cui, secondo l’accusa, la cassa dell’abbazia diventava (a partire dal 2008) il bancomat di «Sua eccellenza» Vittorelli. «Gli istituti religiosi hanno autonomia finanziaria e possono amministrare i propri beni, purché ciò avvenga nella liceità- spiega il porporato-. È una tradizione millenaria del monachesimo: risale a San Benedetto. E ne sono gelosi». 

Lo scandalo scoppiato a Montecassino è «dello stesso genere di quelli che negli ultimi anni hanno coinvolto i Camilliani, Don Verzé, l’Idi e i frati minori». E cioè «istituti con autonomia amministrativa nei quali non ha funzionato il controllo interno». La Santa Sede, infatti, deve autorizzare «operazioni straordinarie come l’alienazione di immobili o terreni», non dunque i numerosi «prelievi effettuati dal superiore sui conti dell’istituto religioso».  

NIENTE CONTROLLO INTERNO  

Insomma, «gli altri monaci, il capitolo, l’economo non hanno vigilato sull’operato dell’abate come era loro dovere fare». Secondo l’ordinamento, la gestione «non corretta» doveva essere denunciata dai confratelli, quindi «la responsabilità non ricade sulla Santa Sede». 

Quanto accaduto a Montecassino «nasce anche dal fatto che i religiosi considerano la vigilanza sulle finanze una perdita di tempo e dicono di non averne le competenze tecniche». Un «omesso controllo» confermato dal tribunale che attribuisce la «sottrazione di risorse economiche dell’ente» proprio alla «attribuzione di illimitati poteri alla persona dell’abate». 

Ciò, osserva De Paolis, costituisce una grave violazione delle norme ecclesiastiche. 

Economo e superiore dell’istituto, infatti, sono «figure distinte» proprio per impedire quanto i magistrati di Roma definiscono ora «l’elemento psicologico del reato». 

fonti:
http://www.lastampa.it/2015/11/11/italia/cronache/rubava-i-soldi-destinati-alla-carit-sequestrati-mila-euro-allex-abate-di-montecassino-OCOsFzJuxGPZYdKscWAkhN/pagina.html
http://www.lastampa.it/2015/11/13/italia/cronache/ostriche-e-champagne-lex-abate-spendeva-mila-euro-al-mese-8NEaFPmkJmvnrXkpcANGQN/pagina.html

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